Legionella: Prevenzione e risanamento dei circuiti di acqua dalla contaminazione batterica

La Tecnoambiente già dagli anni ’80 si è dedicata allo studio dei sistemi di prevenzione e risanamento dei circuiti di acqua dalla contaminazione batterica.

In relazione alla propria esperienza maturata sul campo, ha sviluppato un sistema di trattamento anti legionella molto semplice in grado di risanare gli impianti contaminati e di prevenire la contaminazione degli stessi.

Il sistema, denominato TAPRESIL, può essere applicato su tutti gli impianti a circuiti di acqua calda o fredda, su circuiti di acqua potabile, in serbatoi di stoccaggio e nei sistemi di condizionamento.
La tecnologia consente il risanamento degli impianti mediante il dosaggio proporzionale del TABIOSIL, una soluzione ecologica a base di ossigeno attivo e ioni oligodinamici.

Il prodotto è in grado di sanificare i circuiti inquinati da biofilm, da batteri e da formazioni biologiche perché consente di degradare le membrane cellulari distruggendone il nucleo.

Difatti, la contaminazione da biofilm nei circuiti e nei serbatoi è favorita dalla presenza di incrostazioni calcaree e da corrosioni, inoltre dal ristagno dell’acqua e da zone particolarmente umide.

Purtroppo non è sufficiente intervenire soltanto per il risanamento, ma occorre prevenire la successiva contaminazione, dovuta alla presenza dei bacilli che sempre più frequentemente possono riscontrarsi anche nelle falde acquifere e che resistono all’azione del cloro che comunemente è utilizzato per la disinfettazione dell’acqua.

La legionellosi è un infezione dovuta ad un genere di bacilli gram negativi asporigeni, mobili per la presenza di flagelli, appartengono alla famiglia delle legionellaceae, la più pericolosa per l’uomo del siero gruppo uno è identificata con il nome di Legionella Pneumophila. Il suo ambiente naturale è legato alla presenza dell’acqua e quindi essendo questo elemento alla base della vita dell’uomo e presente negli ambienti comunitari (sistemi di distribuzione idrica, scalda acqua ad accumulo, impianti termici, circuiti di aria condizionata, piscine, centri termali e SPA) facilmente può veicolarne le spore e di conseguenza provocare contaminazioni diffuse.

L’uomo contrae l’infezione attraverso aerosol, cioè quando inala acqua in piccole goccioline (1-5 micron) contaminata da una sufficiente quantità di batteri; quando questa entra a contatto con i polmoni di soggetti a rischio, insorge la legionellosi, spesso in passato scambiata per una polmonite. Non è mai stata dimostrata la trasmissione per via contagiosa.

L’infezione da legionella può dare luogo a due distinti quadri clinici: la febbre di Pontiac e la malattia del legionario. La febbre di Pontiac, ha un periodo di incubazione di 24-48 ore e si risolve in 2-5 giorni. È accompagnata da malessere generale e cefalee seguiti da febbre. La Malattia dei legionari ha un periodo di incubazione medio di 5-6 giorni ed è molto più grave: oltre a malessere, cefalee e tosse, possono essere presenti sintomi gastrointestinali, cardiaci e neurologici e complicanze varie; nei casi più gravi può addirittura essere letale.

Una polmonite da legionella non si distingue da altre forme atipiche o batteriche di polmonite, ma è riconoscibile dalle modalità di coinvolgimento degli organi extrapolmonari. I principali fattori di rischio che facilitano l’acquisizione della legionellosi sono: età avanzata, il fumo, immunodeficienza, sesso maschile, patologie cronicodegenerative.

In Italia sono registrati mediamente qualche centinaio di casi di legionellosi ogni anno ma, si ritiene che tale numero sia in realtà sottostimato, anche perché a volte la malattia non viene diagnosticata. La malattia è letale nel 5-15% dei casi.
Nel 2012 sono stati notificati all’ISS (Istituto Superiore della Sanità) complessivamente 1.350 casi di legionellosi, con un incremento del 33% rispetto ai casi notificati nel 2011.

legionella

Nel diagramma sopra sono riportati il numero del casi e il tasso di incidenza della legionellosi dal 2000 al 2012. Dei 1.350 casi notificati, 72 (5,3%) erano stati ricoverati in ospedale o in clinica, 137 casi (10,1%) avevano pernottatoalmeno una notte in luoghi diversi dall’abitazione abituale (hotel, campeggi, navi, abitazioni private), 42 casi (3,1%) erano residenti in comunità chiuse, 22 casi (1,6%) avevano altri fattori di rischio. Il test dell’antigene urinario si conferma lo strumento diagnostico più utilizzato (96%). Nel 100% dei casi l’agente responsabile della patologia è stato Legionella Pneumophila.